Verso un cosmo raccontabile

Pubblichiamo la seconda parte del viaggio di riflessione tra i social media e una nuova idea della scienza (la prima è reperibile qui).  Come già scritto, il testo  prende le mosse da un intervento dello scrivente presso la sede di Frascati Poesia, tenuto in data 10 aprile 2018. 

L’uomo. Ecco il grande escluso dalle moderne teorie cosmologiche. Ecco il grande furto a cui urgentemente porre riparo: c’è da riconsegnare il cosmo all’uomo. Dare all’uomo – ad ogni uomo – un modello di universo comprensibile, pensabile, lavorabile. Raccontabile, anche nei social. E soprattutto, portatore di senso.

La partita è fondamentale: un cosmo non raccontabile è un cosmo in cui il disagio di non poter tracciare una storia diventa angoscia, timore del nulla, si veste di senso di impotenza, si colora di paura dell’ignoto. Come da piccoli, la voce del papà e della mamma scavavano un percorso rassicurante nel buio della notte, confortando il nostro cuore impaurito, così l’umanità è sempre “piccola” – ovvero sempre in crescita – e desiderosa di ricavare un sentiero nel cosmo: per vedere il buio non più come oscurità, ma come un silenzio trattenuto, delicatamente trapuntato di stelle. Come scrivono Leonardo Boff e Mark Hataway, nel volume Il Tao della Liberazione,

“abbiamo smarrito una narrazione onnicomprensiva che ci dia l’impressione di avere un posto nel mondo. L’universo è diventato un luogo freddo e ostile, in cui dobbiamo lottare per sopravvivere e guadagnarci un rifugio in mezzo a tutta l’insensatezza del mondo”

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Facebook e la nuova scienza

Decliniamo in due puntate un viaggio di riflessione tra i social media e una nuova idea della scienza. Il testo che leggerete prende le mosse da un intervento dello scrivente presso la sede di Frascati Poesia, tenuto in data 10 aprile 2018. 

In questa prima parte, muoviamo da una semplice evidenza, che informa peraltro tutta la trattazione, la percorre anzi come sottotraccia: siamo in un momento particolare, nella storia del mondo. Momento che si configura davvero come un cambiamento d’epoca, come dice anche papa Francesco: “si può dire che oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca”, ci avverte, facendo peraltro propria la percezione diffusa in molti acuti osservatori, a qualsiasi fede e professione culturale facciano riferimento.

Se possibile, l’attualità di questo tema è diventata ancor più stringente, per lo scandalo relativo al caso Cambridge Analytica e all’uso (diciamo) “spensierato” di dati personali al fine di manipolare ed orientare le nostre scelte, non soltanto in ambito merceologico, ma anche in occasione di eventi importanti come le elezioni politiche. Questo ha esposto un vulnus, una ferita che riguarda noi tutti, perché noi tutti ci sentiamo in una certa misura invasi e offesi. Una ferita dalla quale dobbiamo e vogliamo imparare, lentamente, a guarire. Anche attraverso un nuovo e diverso rapporto proprio con Facebook, e con i social media in generale.

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Dante e le stelle: un percorso poetico-scientifico…

Questo piccolo percorso tra poesia e scienza è nato per un incontro del progetto “L’isola visionaria” (presso l’I.C. Corradini a Roma), creatura della mia collega Carla Ribichini, in cui era presente l’astrofisico Marco Castellani.

Ho sempre amato la poesia e la sua incredibile versatilità: forse, nessuna applicazione dell’ingegno umano è moderna quanto la poesia. E in quanto applicazione dell’ingegno umano, si è fatta strada in me la convinzione che la poesia si sposi bene con la scienza. Poesia e scienza hanno in comune la ricerca della conoscenza.

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Una inaspettata pioggia di stelle

Nell’ora di letteratura, durante la lettura di un brano fantasy, i ragazzi si soffermano perplessi difronte alla parola disastro e alla forte prova di dolore affrontata dal protagonista. Quel dolore risuona tristemente nei loro cuori, chiedono una spiegazione più ampia, vogliono capire e sentirsi rassicurati

Riconosco molto bene quel dolore, sono molti anni che passo tra i banchi e puntualmente lo ritrovo nello sguardo spento e implorante, nella voce strozzata, nel gesto pieno di rabbia, nella parola violenta, nelle  lacrime amare e ribelli. Ciò che più fa male è non riuscire a decifrare l’origine del proprio dolore e sentirsi incapaci di viverlo; un dolore non riconosciuto e non accolto si trasforma in cinismo, rabbia e pericolosa indifferenza.  Solo risvegliando la sua parte più profonda,  l’essere umano può prendersi cura di sé e guarire il dolore.

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