Verso un cosmo raccontabile

Pubblichiamo la seconda parte del viaggio di riflessione tra i social media e una nuova idea della scienza (la prima è reperibile qui).  Come già scritto, il testo  prende le mosse da un intervento dello scrivente presso la sede di Frascati Poesia, tenuto in data 10 aprile 2018. 

L’uomo. Ecco il grande escluso dalle moderne teorie cosmologiche. Ecco il grande furto a cui urgentemente porre riparo: c’è da riconsegnare il cosmo all’uomo. Dare all’uomo – ad ogni uomo – un modello di universo comprensibile, pensabile, lavorabile. Raccontabile, anche nei social. E soprattutto, portatore di senso.

La partita è fondamentale: un cosmo non raccontabile è un cosmo in cui il disagio di non poter tracciare una storia diventa angoscia, timore del nulla, si veste di senso di impotenza, si colora di paura dell’ignoto. Come da piccoli, la voce del papà e della mamma scavavano un percorso rassicurante nel buio della notte, confortando il nostro cuore impaurito, così l’umanità è sempre “piccola” – ovvero sempre in crescita – e desiderosa di ricavare un sentiero nel cosmo: per vedere il buio non più come oscurità, ma come un silenzio trattenuto, delicatamente trapuntato di stelle. Come scrivono Leonardo Boff e Mark Hataway, nel volume Il Tao della Liberazione,

“abbiamo smarrito una narrazione onnicomprensiva che ci dia l’impressione di avere un posto nel mondo. L’universo è diventato un luogo freddo e ostile, in cui dobbiamo lottare per sopravvivere e guadagnarci un rifugio in mezzo a tutta l’insensatezza del mondo”

In breve, la cosmologia moderna ha questo grande compito, riportarci verso un cosmo a misura d’uomo, ovvero un cosmo incantato. Scrivono infatti gli stessi autori, che “l’umanità si è in genere considerata parte di un cosmo vivente intriso di spirito, un mondo dotato di una specie di incanto.” In questo modo il nuovo cosmo non potrà che riflettere la nuova scienza, quella che riporta l’essere umano non solo al centro del processo cognitivo, ma al centro stesso dell’universo che vuole indagare.

Questa rivoluzione non avviene oggi “per caso”, ma è stata preparata da una profondissima crisi all’interno della stessa scienza più rigorosa, crisi che ha visto lo scardinamento e il tracollo della visione meccanicistica cartesiana sospinta dall’avanzare delle visioni – potentemente dirompenti – della fisica relativistica e della meccanica quantistica. Non è questa la sede per indagare la portata di tali eventi davvero rivoluzionari, dobbiamo appena comprendere il loro di stimolo potente verso le istanze di un ricominciamento totale, anche nella scienza.

Questo ricominciamento, questo reincantamento, possiede in sé l’urgente necessità di comunicarsi a tutti gli uomini, perché tutti noi siamo comunque vittime di questo “furto del cielo”. E’ un risarcimento che si vuol proporre, in altre parole. Urgentissimo, perché già tardivo. Una impresa di questa natura – ed ecco il passaggio cruciale – non è ormai nemmeno pensabile, senza il coinvolgimento attivo dei social media.

Riepilogando: c’è dunque un messaggio, il nuovo cosmo “a misura d’uomo”, e c’è la necessità urgente di rilanciarlo attraverso i canali privilegiati della connessione informatica, così pervasiva ad ogni livello di istruzione e in ogni ambiente. Anzi, potremmo addirittura ribaltare la questione, sostenendo che questa facilità immensa di comunicazione è nata esattamente nell’attesa, nell’imminenza di un messaggio “planetario” da trasmettere. Così comprendiamo perché, con Facebook, Twitter e gli altri social media – che a loro volta si appoggiano a questa straordinaria innovazione che è Internet – siamo arrivati ad una capacità di connessione sbalorditiva, proprio nell’imminenza di questo momento di crisi.

Il rischio allora è che questa capacità di contatto e condivisione, questa inedita potenza di fuoco possa rimanere senza un messaggio profondo da veicolare. Sarebbe pericolosissimo, perché l’assenza viene sempre colmata, in qualsiasi modo, a qualsiasi prezzo. Lo vediamo nei giorni presenti, dove diviene sempre più difficile estrarre un contenuto di valore dal rumore di fondo di ogni schermata di Facebook. Il valore, ovvero tutto quel che invita a riflettere e ad approfondire, rispetto alle innumerevoli “chiamate” alla reazione immediata e superficiale.

Tutto questo presenta conseguenze dirette nell’educazione, quel processo delicatissimo che deve anch’esso tornare ad un incanto primordiale, ad un ambiente protetto e non giudicante dove la creatività dei ragazzi è esaltata, come ci ha peraltro ben mostrato l’intervento di Carla Ribichini. Come lei stessa avverte, in altro contesto, “tutti i linguaggi devono essere rinnovati, ma quello che riveste il carattere di maggiore urgenza è quello dell’educazione”. A noi dunque la scelta di subirlo, questo cambio di pelle, di rimanere frenati in questa urgenza del nuovo, sempre più a fatica, o di lanciarci, e scommettere su un rovesciamento di prospettiva.

Alla fine, è una decisione, a cui siamo chiamati. In questa proposta interpretativa non c’è più il “caso”, ma tutto avviene per un senso, e la percezione di un modo “incantato” di guardare l’universo richiama ad un modello d’uomo che non è più vittima della tecnica, perché – in ultima analisi – non è più prigioniero del nichilismo.

Un uomo che possiede un senso delle cose, è un uomo che manipola ogni oggetto, ogni tecnica, con una coscienza diversa, che porta frutto in quello che fa, anche al tempo passato sui social. Non ci serviranno dunque decaloghi e regole d’uso per recuperare una dimensione umana in Facebook, ci salverà piuttosto la percezione di un cammino fatato, di un percorso possibile verso quel “Regno” di cui parla Carla nel suo progetto educativo, dove tutto diventa anticipo e possibilità d’espressione nuova, di creatività inedita ed insperata. Dove la scienza si sposerà con un uso equilibrato e sobrio del mezzo informatico, recuperato nella sua autentica dimensione di strumento, e non di fine. In altri termini, ripreso a servizio.

Infine, a chi riguardasse tutto questo come bello, ma utopico, permettetemi di rispondere con un motto del ‘68 francese, molto amato sia da scrittori laici come Albert Camus che da personalità religiose come Don Luigi Giussani: “Siate realisti, domandate l’impossibile”.

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Autore: Marco Castellani

Astrofisico, divulgatore, scrittore.

7 pensieri riguardo “Verso un cosmo raccontabile”

  1. E come potrà l’astrofisica da sola trasformare il proprio linguaggio? Che cosa gliene darà l’impulso? Forse la strada l’ha indicata a suo tempo quel grande saggio di Carl Gustav Jung, che fu capace di coniugare fisica e psicologia, sull’onda di questo esempio mi sento di lanciare una provocazione: perché non provare a rimettere insieme astronomia e astrologia?
    (Prego non linciatemi)

    1. E infatti, cara Grazia. L’astrofisica da sola non può trasformare il suo linguaggio. Non lo può fare, mi viene da dire, perché lei non ha nessun linguaggio. Non ha niente, che può trasformare. Proprio, le manca la materia prima.

      E’ appena l’uomo che le dona un linguaggio, tanto è vero che esiste uno specifico linguaggio cosmologico, una specifica cosmologia, per ogni tipo di uomo, per ogni tipo di atteggiamento umano. Ancora, il “Tao della Liberazione” è esemplare nell’illustrare e documentare questo: esiste una “cosmologia di dominio” (meccanicistica) e una “cosmologia relazionale” (quella moderna, grazie ai cielo) e tra di lori ci passa… un universo!

      In fondo la scommessa di AltraScienza è proprio questa, guardare all’avventura scientifica da un angolo nuovo, cercando di far parlare la parte nuova di noi – senza necessità di elaborare un altro linguaggio: quello viene da sé, posto che ci mettiamo… in quel posto, appuno. Se adottiamo un’ottica di relazione.

      Ora, in questa ottica, sicuramente le barriere che vediamo si stemperano, si scongelano. Certo l’astrologia vive fuori dall’ambito scientifico, ed è agganciata a tante superstizioni e cose da sfatare – ma essendo millenaria trattiene comunque in qualche modo, oserei dire, una “sapienza” che andrebbe ripresa, con molta attenzione e molto criterio.

      Ma tutto questo non si pianifica a tavolino, cara Grazia: sarebbe una operazione sterile, l’ennesimo tentativo intellettuale. Questo, al contrario, viene se deve venire, questo accade se noi prima scongeliamo le barriere del nostro cuore. Il nostro cuore è il portale alle stelle, c’è un tunnel spaziotemporale tra il profondo del nostro animo e il profondo del cosmo.

      Scopriremo con il tempo, credo, quanto ciò non sia un modo di dire tentativamente poetico, ma la piana realtà dei fatti…

  2. La scienza rigorosa e le intelligenze in gioco. L’apertura agli altri punti di vista. Cercar do capire prima di giudicare. Credo che questi nuovi strumenti di comunicazione possano veramente essere utili se anche le ” brave persone” ne fanno parte. In tante situazioni il punto di svolta è riuscire a condividere una nuova visione della realtà. Nello stile del ” il re è nudo”.

    1. Grazie Luisa! Direi che la sfida è proprio questa. Non facile, sicuramente, ma esaltante. E poi, il momento è arrivato: tutto mostra che non si può più aspettare, in quest’opera. Siamo alla frontiera del nuovo, dobbiamo lasciarlo entrare, e modificarci noi di conseguenza.

  3. Trovo lodevole, direi ovviamente, questo tentativo da voi intrapreso, e che spero possa svilupparsi, nella direzione più utile possibile, per la comprensione lo sviluppo, e l’integrazione delle conoscenze, scentifiche e umanistiche, su social media.
    Devo però osservare che negli ultimi anni, in seguito alla divulgazione su larga scala delle teorie scentifiche relativistiche a quantistiche, e via dicendo, sulle quali oramai da decenni, circolano numerosi testi divulgativi, anche molto validi, secondo il mio modesto parere, si è data, a torto o a ragione, nuova linfa, all’idea di scientificare con troppa facilità teorie tutte da provare( che non sto ad elencare ma che si possono immaginare) e che certo possono e debbono essere indagate e comprese, se possibile, ma non accettate a priori, perché tanto, oramai, anche la scienza ammette che, tutto è relativo, che, l’universo, il tempo lo spazio e la materia non sono come si credeva meccanicisticamente. Pensando così di giustificare tutto, perchè poi sui media, non tutti, me compreso, siamo in grado di scindere, distinguere ed elaborare.
    Detto questo, ho piena fiducia che impedire questo sia proprio il vostro scopo e allora ben vengano siti di questo tipo.
    Aggiungo anche, che qualcuno ha ipotizzato che proprio la poesia potrebbe fare da “ponte” fra vecchi schemi dogmatici e un nuovo e più dinamico pensiero scientifico-filosofico.

    1. Caro Franco,

      grazie davvero per questo tuo interessante commento! Sì, hai ragione nel merito: impedire o almeno contrastare lo “svaporamento” in indistinta melassa pseudoscientifica dell’avventura della scoperta del mondo, è proprio uno dei nostri principali obiettivi. Per questo cerchiamo di avere un contatto diretto con l’avventura scientifica, e cerchiamo di argomentare su temi che possiamo più o meno lavorare “di prima mano” (io personalmente sono astrofisico di mestiere).

      Il sito che vedi in realtà è appena una “interfaccia” di un gruppo di lavoro, che pazientemente è all’opera proprio su questo tentativo di chiarezza, che eviti tanto il riduzionismo ormai datato (ma ancora bello gagliardo) quanto le varie derive pseudoscientifiche, che possiamo interpretare come una cattiva risposta ad una ottima esigenza (riportare la scienza a livello umano, laddove è scaduta nella pura tecnica).

      Hai ragione anche per la poesia, a mio avviso. Qui ne abbiamo trattato in un articolo di qualche tempo fa, che ti linko:
      http://www.altrascienza.it/2017/03/luniverso-poetico/

      Un caro saluto!
      Marco

  4. Queste considerazioni allargano veramente la vista ed il cuore!
    Piccolo ed umile suggerimento: per poter condividere maggiormente sarebbe forse possibile maggiore sintesi,oppure frazionamento?
    Penso a tante persone che potrebbero essere interessate,e a cui inoltrerei il post,ma non leggono posts lunghi……

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