Dante e le stelle: un percorso poetico-scientifico…

Questo piccolo percorso tra poesia e scienza è nato per un incontro del progetto “L’isola visionaria” (presso l’I.C. Corradini a Roma), creatura della mia collega Carla Ribichini, in cui era presente l’astrofisico Marco Castellani.

Ho sempre amato la poesia e la sua incredibile versatilità: forse, nessuna applicazione dell’ingegno umano è moderna quanto la poesia. E in quanto applicazione dell’ingegno umano, si è fatta strada in me la convinzione che la poesia si sposi bene con la scienza. Poesia e scienza hanno in comune la ricerca della conoscenza.

Cos’è la poesia se non la ricerca che l’uomo compie dentro di sé? È un percorso profondo alla scoperta della parte più vera ed intima di sé. La poesia scava nell’anima di chi la scrive e di chi la legge: il poeta svelerà la propria interiorità, il lettore troverà la chiave per guardarsi dentro per iniziare un percorso di conoscenza e di sperimentazione, appunto.

Scienza e poesia cercano di comprendere come sono fatte le cose, la natura, l’universo; la poesia, come la scienza, la matematica, la fisica, è fatta di simboli, di segni, di ordine, di caos, di simmetria, di ritmo, di metrica, di numeri… Inoltre, i poeti esplorano l’ignoto nell’animo, come gli scienziati nella natura e nell’universo.

E, tra i poeti-esploratori, fa capolino un fine descrittore della natura umana e dell’infinito: Dante Alighieri. Dante sa legare con maestria i contenuti poetici alla scienza: descrive fenomeni naturali, i moti degli astri, la legge della riflessione della luce, anche. Si diverte, persino, a descrivere le macchie lunari. La stessa luce ha un posto rilevante nella sua poesia, non solo per il valore simbolico che essa contiene, ma anche per la bellezza con la quale si propone da sempre ai nostri occhi e ai nostri sensi.

Nel canto XV del Purgatorio, Dante descrive la legge della riflessione della luce (vv.16-24):

“Come quando dall’acqua o dallo specchio
salta lo raggio all’opposita parte,
salendo su per lo modo parecchio
a quel che scende, e tanto si diparte
dal cader della pietra in ugual tratta,
sì come mostra esperïenza ed arte;
così mi parve da luce rifratta
quivi dinanzi a me esser percorso;
per che a fuggir la mia vista fu ratta.”

In questi versi, Dante spiega una legge dell’ottica, ovvero che il raggio riflesso viene deviato, rispetto alla verticale, di un angolo che è pari all’angolo di incidenza.

Il poeta descrive anche il fenomeno naturale dell’arcobaleno, riferendosi al meccanismo fisico che lo causa (ovvero l’aria piena di vapore, attraverso i raggi del sole che riflette in sé e rifrange anche, si adorna di vari colori, cioè forma l’arcobaleno), nella trattazione sulla generazione dell’uomo spiegata da Stazio (Purg. XXV, vv.90-93):

“e come l’aere, quand’è ben pïorno,
per altrui raggio che ‘n sè riflette,
di diversi color diventa adorno.”

Mi stupisco della conoscenza di Dante in materie che sembrerebbero lontane dalla letteratura e che, invece, tramite essa egli riesce a spiegare.

Per Dante, tutte le cose rispondono ad un ordine supremo e ogni cosa è inserita in un ordine cosmico che è forma e rende l’universo somigliante a Dio (Paradiso, I canto, vv.1-3; vv.103-105):

“La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra e risplende
in una parte più e meno altrove”

E poi ancora:

“… le cose tutte quante
hanno ordine tra loro, e questo è forma
che l’universo a Dio fa simigliante.”

Si potrebbe azzardare a considerare che tutto, in quanto si riflette in Dio (non dimentichiamo mai il forte legame di Dante con la fede), è degno di essere osservato e conosciuto.

È quasi, e sottolineo quasi, il presupposto della scienza moderna…

Anche le stelle nella Divina Commedia hanno un posto di rilievo: nel canto XXXIV dell’Inferno, l’ultimo verso recita: “e quindi uscimmo a riveder le stelle”; nel canto XXXIII del Purgatorio, negli ultimi versi, Dante scrive: “Io ritornai … puro e disposto a salire le stelle”; il canto XXXIII del Paradiso termina con: “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.

È una mia personale riflessione: le stelle lontane e luminose rappresentano il punto di riferimento in Dante, la sua guida nel percorso di purificazione, una sorta di faro che gli dona serenità. Del resto, le stelle hanno sempre affascinato l’uomo: basta guardarle, le stelle, di notte e ci si sente rinfrancati. In pace.

L’incredibile effetto di questo incontro è stato il ritrovarci a parlare di poesia, umanità e scienza con estrema naturalezza: uno scambio reciproco di esperienze, di parole, di sensibilità per sottolineare la necessità di imparare a guardare oltre, ad osservare in silenzio e ad imparare dall’altro.

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Autore: Ilenia Laghezza

Insegno lettere all’IC Corradini di Vermicino. Il privilegio di crescere con i miei ragazzi mi rende sempre più consapevole della ricchezza e della complessità della mia professione: lo scambio continuo e la relazione umana sono alla base di tutto. Il resto viene sempre da sé e mai per caso...

3 pensieri riguardo “Dante e le stelle: un percorso poetico-scientifico…”

  1. Grazie Ilenia, per questo tuo bell’articolo.

    Il genio è sempre unificante, unificato. Dante usa della scienza nella sua poesia, e la usa non come cosa “totalmente altra” o “totalmente astrusa”, anzi! Come tu ben dimostri, con grande sensibilità, Dante usa la scienza rendendola spontaneamente amica alla poesia, alla letteratura. In altri termini, parte del cammino di scoperta ed avventura dell’uomo, parte integrante dell’avventura umana.

    Ecco la scienza come deve ritornare, a mio avviso: parte integrante dell’avventura umana. Amica di ogni altro sapere. L’alternativa? Una scienza sempre più tecnica e tecnocratica, sempre più a servizio dei poteri forti, sempre meno accessibile e comprensibile.

    Tu scrivi, con apprezzabile candore, “mi stupisco della conoscenza di Dante in materie che sembrerebbero lontane dalla letteratura”, e lo stupore, che è anche nostro, fa avvertire una nostalgia, un profumo di nostalgia… un uomo che è completo perché è amico di tutto, di ogni disciplina, che non ha “rinunciato” all’avventura poetica come a quella scientifica, perché capire il mondo e capire sé stessi è parte di una unica avventura, l’avventura della vita.

    Se vi abbiamo rinunciato, è grave. Ma siamo in tempo a tornare indietro. La selva oscura può essere attraversata, perché siamo guidati.

    Ritornare ad essere in armonia con tutto, con ogni parte del sapere umano. Dante è il vate che ci può guidare. Le stelle sono lì per noi, e hanno bisogno di poesia. E la poesia, ha bisogno delle stelle.

    Quale compito, per noi, più entusiasmante?

  2. Si potrebbe aggiungere qualcosa di più interessante, però, tutto sommato, è veramente utile.
    Buona giornata….

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