La bellezza, non le frontiere

Capita. Forse perché ho una parte del cervello che è sempre lì, sempre a caccia di percezioni estetiche interessanti, gradevoli (ehm, non è un modo elegante per dire “guardare le ragazze”, o forse sì…). No, davvero.

Capita.

Così mi accingo un po’ timoroso (leggi, fin troppo consapevole della propria ignoranza in materia) ad introdurmi alla tecnica delle random forest, per una necessità legata al lavoro sulla pipeline di riduzione dati del satellite GAIA. E mi imbatto tra l’altro nella pagina di wikipedia dove compare questa.

E già non so bene perché compare qui, e non in una galleria di arte astratta. Già mi colpisce per l’impatto visivo, e non sarebbe necessaria altra spiegazione.

E’ una immagine bella. Trasmette qualcosa, anche non sapendone proprio nulla della modalità con la quale è stata generata.

Il che forse è anche un bene, perché la didascalia che appare non risulta essere delle più esplicative, perlomeno ai comuni mortali:

Una visualizzazione dello spazio-modello della Foresta casuale dopo un allenamento con i dati

Ecco. Io sono abbastanza certo che — a meno che non siate illuminati statistici o esperti in reti neurali — questa frase vi lasci più o meno nel grado di comprensione che avevate prima (ovvero, praticamente pari a zero).

E va bene così.

Perché nonostante tutto ve la potete godere, questa immagine.

Perché la bellezza è così, non richiede spiegazioni, non necessita di prerequisiti.

Che è una sua prerogativa che io trovo, francamente, stupenda. La bellezza ha un suo canale privilegiato, è evidente. Un canale che salta tutti gli steccati percettivi e le barriere del ragionamento, e arriva direttamente al cuore.

Questa cosa non finirà mai di stupirmi, di meravigliarmi.

Se poi però vi piace comprendere come è nata questa immagine? Se siete curiosi di capire cosa ha generato questi colori, in splendida concordanza con le tendenze di certa arte moderna? Indebolite forse la sua bellezza, con la vostra curiosità di capire?

Niente affatto. Poiché arte e scienza si parlano, la bellezza si riversa da una all’altra, senza soluzione di continuità. E comprendere aumenta la bellezza: non lo dico io, lo dice un certo Feynman, sicuramente uno dei più grandi fisici che abbiamo avuto nei tempi recenti. Ascoltate:

E’ davvero evidente che per la bellezza non vi sono queste insipide frontiere e queste ingrate catalogazioni, nelle quali troppe volte facciamo impigrire la nostra visione del mondo.

Esiste dunque una altra scienza — che poi è anche (guarda un po’) la vera scienza.

Quella che fa della meraviglia di fronte al mondo la sua vera ed inesausta carica propulsiva. Quella che non mette frontiere, ma ricerca connessioni.

Quella che si approccia in modo relazionale a tutto ciò che esiste nel mondo, come pure ad ogni espressione culturale ed anche spirituale.

Quella che, in poche parole, contribuisce a farci essere uomini.

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