Tra caso, casaccio e contingenza…

Le cose non vengono mai da sole. Neanche il caso. In genere si appaia con la necessità, o forse, lo faceva un tempo. Ora sta cambiando abitudini. Pare che i due siano più propensi ad amalgamarsi intimamente, al punto da lasciare emergere la contingenza, quel microambiente pieno di interconnessioni da cui vediamo fiorire i fenomeni.

La relazionalità è la struttura portante della contingenza: ogni evento che accade lo fa in quanto correlato in modo millimetrico a ciò che lo circonda e, così, via via, per interposte connessioni fino ad intrecciare tutta la Realtà. Così sulla Terra sentiamo la lieve perturbazione delle onde gravitazionali prodotte dalla fusione di due buchi neri a 1,3 miliardi di anni luce da noi — altro che il battito d’ali di una farfalla che provocherebbe un ciclone sull’altro lato del pianeta!

La contingenza, però, non è soltanto relazionalità a grana fine. È anche la condizione di possibilità che permette all’apertura con cui siamo posti nel mondo di potersi esprimere in termini creativi. Costituisce l’impalcatura della libertà.

Spesso protestiamo che il caso non esiste perché, ho il sospetto, contrapponiamo il caso al senso e leggiamo il senso preminentemente nella forma dei rapporti di causa-effetto tra i fenomeni. Così un fenomeno non è casuale ma ha un senso se è dentro un esplicitato progetto a priori, in cui tutti i pezzi trovano la loro esatta collocazione in una rete di causalità ben disegnata.

La mia percezione è che la questione sia più dinamica e fluida.

Forse quando rigettiamo il caso in realtà rigettiamo il casaccio: una confusione che non ha governo, di nessun tipo.

Le cose, dunque, non accadono a casaccio, ma per contingenze di eventi prossimi che, a scalare, danno effetti man mano meno evidenti, propagandosi ad ampio raggio e non più interpretabili con rapporti stretti di causa-effetto.

In tal modo la vita evolve come costante adeguamento reciproco delle sue componenti, nella novità presente di un caleidoscopio sempre in rotazione.

Il senso allora non è posto come dato aprioristico, ma emerge dalla Realtà nel suo svolgersi e diventa direttamente proporzionale alla profondità della relazione tra la libertà della creatura e lo Spirito Creatore.

Posso quindi interpretare la mia vita e costruirne il senso, se incarno la mia libertà in responsoriale relazione con quello Spirito che è l’Inaugurante benedicente senza essere causa immediata di tutto ciò che accade, il Sostegno vigile ma non interferente, la Destinazione accogliente ma non la fatalità della vita.

“Caos è anzitutto il modo di dire la differenza tra la presunta semplicità della natura e la sua effettiva complessità: non è quindi la scusa per rassegnarsi al caotico, ma la spinta per esaminare ciò che è più difficile ossia il complesso.”(Giorgio Bonaccorso)

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Autore: Iside Fontana

Laureata in Scienze Biologiche, cristiana, appassionata dell’interrogazione teologica e di tutto ciò che si cimenti nel tentare una sintesi del pensiero per una conoscenza profonda del mistero della vita. Single.

2 pensieri riguardo “Tra caso, casaccio e contingenza…”

  1. La contingenza costituisce l’impalcatura della libertà. Bello.

    Se ho capito bene sarebbe come dire: Qualcuno/Qualcosa tiene talmente tanto alla mia libertà che lascia emergere un sistema di vita, connessioni, interrelazioni su cui io posso incidere, in cui posso lasciare la mia originale impronta, anche se mi sembra di essere invisibile, marginale, magari inutile.

    Il sistema è talmente tanto grande, aperto e interconnesso che vedo solo una minima parte dell’effetto delle mie azioni e dei miei pensieri. Tutto è coeso ma non rigido. Non siamo stati pensati in modo matematico e meccanicistico, ma come co-creatori di una realtà in divenire, liberi di attingere in ogni momento a quel Bene che è il principio e la destinazione di tutto.

    Bello, veramente bello.

    1. Sì Antonietta, hai colto bene ciò che ho tentato di esprimere.

      Mi pare che abbiamo bisogno di aprire la visione e accogliere con curiosità entusiasta la Realtà tutta come la creativa apertura verso l’inaspettato. Ormai la polarità caso/necessità non è più adeguata a dare ragione della Realtà che, invece, ci chiede che vediamo la sua complessità, le sue interconnessioni come qualcosa di costitutivo ed emergente dall’infinito intreccio contingente degli eventi e dei fenomeni. Non è tanto free-for-all da una parte oppure stretto determinismo dall’altra, come se fossero due schieramenti opposti sugli spalti di uno stadio.

      Abbiamo diviso e separato, spezzettato e semplificato per secoli, ora abbiamo bisogno di amalgamare, interconnettere, intessere relazioni e valorizzarle per vivere il mondo che scopriamo e non solo tratteggiarlo.

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