Oltre il modello algoritmico

Nell’imminenza dell’incontro tra Marco Guzzi e Federico Faggin a Verona, sabato 20 maggio, una proposta di accostamento tra alcuni estratti dal libro “Irriducibile” e la Carta della Nuova Umanità

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La Carta della Nuova Umanità è una iniziativa promossa da Darsi Pace e dal movimento L’Indispensabile, una proposta per raccoglierci intorno a pochi punti molto chiari. Una cordiale possibilità di ripartenza, in un clima innegabilmente confuso.

In una intervista di alcune settimane fa ho avuto modo di accennare a come la avverto io in quanto astrofisico. In questa sede vorrei piuttosto andare su una parte molto specifica del testo. Vi è infatti un passaggio che, a mio avviso, vale sottolineare specificamente per AltraScienza:

E ci rivolgiamo apertamente e cordialmente a tutte quelle persone, credenti o non credenti, cristiane o buddhiste, islamiche, ebree, hindu, o agnostiche o solo in ricerca, le quali comunque avvertano i pericoli e le distorsioni della visione antropologica riduzionistica, algoritmica, materialistica, scientistica, consumistica, e alla fine nichilistica, e bellica, che questo mondo al collasso vorrebbe imporci.

La Carta è un documento volutamente sintetico, per cui ogni passaggio è come se racchiudesse un tema, od anche una serie di temi, in modo compresso: chiama non tanto ad una fruizione passiva, ma alla necessità di un lavoro personale di interpretazione e di espansione. Anche per questo, mi appare come uno strumento formativo, non appena informativo.

Nella frase citata, l’accenno al pericolo della visione antropologica riduzionistica, algoritmica, materialistica, scientistica, consumistica, e alla fine nichilistica, e bellica è in realtà una estrema sintesi quello che è il fulcro del nostro lavoro in AltraScienza. Già per questo è interessante.

Consentitemi adesso di accostare questa frase ad un altro testo:

Sono convinto che una razionalità informata unicamente dai principi del materialismo, del riduzionismo e della sopravvivenza del più adatto possa portare soltanto a una competizione sfrenata, al razzismo e alla guerra . Proprio ciò che ha caratterizzato gran parte della storia umana .

La concordanza tra i due enunciati è difficilmente contestabile. Ad esempio – e non è un esempio secondario, soprattutto in questo nostro tempo – entrambi legano il riduzionismo all’attitudine bellica.

Il secondo testo è estrapolato dal recente testo di Federico Faggin, “Irriducibile. La coscienza, la vita. i computer e la nostra natura” (Mondadori, 2022).

Faggin non ha bisogno di presentazioni. E’ stato capo progetto e progettista dell’Intel 4004 e responsabile dello sviluppo dei microprocessori 8008, 4040 e 8080. Sviluppatore della tecnologia MOS con gate di silicio, che permise la fabbricazione dei primi microprocessori e delle memorie EPROM e RAM dinamiche e sensori CCD, gli elementi essenziali per la digitalizzazione dell’informazione. Con la moglie Elvia ha creato più di dieci anni fa una fondazione allo scopo di sostenere la nuova “scienza della consapevolezza”.

Nel libro Faggin propone una teoria della coscienza, la quale risulterebbe capace di essere adeguatamente spiegata solo ricorrendo alla proprietà della fisica quantistica. La teoria è sviluppata in collaborazione con Giacomo D’Ariano, professore di fisica teoria all’Università di Pavia.

La teoria è molto coraggiosa e sicuramente si può discutere (anzi si deve, come ogni teoria scientifica), quello che comunque mi pare fuori discussione è il coraggio nell’intervenire con strumenti nuovi in un tema antico come il mondo. Confortante notare come la motivazione profonda per questo sforzo venga essa stessa da un atto di consapevolezza. Anzi, da una sorta di risveglio, che l’Autore descrive, con grande onestà, in questi termini

Ero ostaggio di una specie di trance ipnotica: cercavo la felicità fuori di me e avevo abbracciato la visione competitiva e consumistica che domina la nostra società. Così avevo perso la connessione con la mia realtà interiore. Ero caduto nella trappola in cui cade la maggior parte di noi.

Questa visione competitiva e consumistica è spesso descritta in Darsi Pace come visone neoliberista e anche in AltraScienza viene vista come l’ostacolo maggiore ad una percezione distesa ed ampia dell’impresa scientifica. Al neoliberismo, come Marco Guzzi spesso ha illustrato, corrisponde una precisa idea di scienza che viene informata proprio dal framework essenziale di quel pensiero, orientato al dominio sulla realtà (conoscitivo o addirittura predatorio) e non alla partecipazione profonda nella realtà stessa. Nell’ottica di quel modello infatti l’uomo è concepito come insanabilmente diviso dalla realtà e dunque ultimamente non ne partecipa se non per poterla sfruttare, in uno scenario inevitabilmente nichilista.

Faggin usa una terminologia appena diversa, rispetto al lessico di Darsi Pace, ma il suo pensiero è lucido nella denuncia. Lucido, anche nello spingersi verso una altra scienza che non ha alcun bisogno di confutare o rinnegare quella già acquisita, ma appunto di andare oltre, nel pieno rispetto dei risultati raggiunti (del resto, e lo dico da scienziato, l’amore di Faggin per la scienza si percepisce chiaro e confortante leggendo il suo testo).

Io penso che si può spiegare l’esistenza dell’interiorità senza invalidare l’evidenza sperimentale della fisica, visto che il materialismo è causato da un’interpretazione erronea della realtà basata sulla fisica classica, interpretazione che è già stata falsificata dalla fisica quantistica.

Si tratta dunque di riconoscere, come primo passo da reiterare sempre, che l’orizzonte visto dall’ego non è l’intero orizzonte. Così si spezza già la pretesa di autosufficienza, ci sia apre potenzialmente ad infinite sorprese. Non ci viene immediato, lo sappiamo. Ci vuole umiltà, pazienza. Percezione dei limiti della comprensione intellettuale, utile ma insufficiente. Andare oltre il materialismo non è una decisione di un momento, ma un orientamento del cuore e dell’anima, da rinnovare continuamente.

Così, un po’ alla volta, l’ego si rende conto che la realtà in cui esiste non è la realtà più profonda, e capisce, sperimentandolo, di essere più del corpo. Tale esperienza è necessaria per liberarlo dalla trance autoindotta di essere il corpo. Ecco perché la comprensione intellettuale da sola non basta.

Già da questi pochi accenni si comprende come la nuova scienza non può avvenire senza un nuovo modello di uomo. Questo è chiarissimo nel libro di Faggin, questo rende molto interessante poterlo incontrare, poter dialogare con lui. Ancor di più, mettere a confronto il suo pensiero con quello di Marco Guzzi.

Ne avremo occasione sabato 20 maggio a Verona. Per tutto questo e per molto altro, sarà un incontro importante. Personalmente, sono assai lieto – proprio per l’affinità con il focus del gruppo culturale AltraScienza – di potermi mettere a disposizione per questo evento, che è pensato esattamente come un servizio.

Una proposta per il cammino di ognuno, per quella lunga marcia di liberazione di cui parla la Carta stessa. Lavorando insieme (poveri come siamo, non c’è quasi bisogno di dirlo), con tutti i nostri strumenti – fede arte e scienza – per il Giorno festoso che viene.

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Autore: Marco Castellani

Astrofisico, divulgatore, scrittore.

7 pensieri riguardo “Oltre il modello algoritmico”

  1. Grazie davvero caro Marco, per questo intervento e mettere a servizio di tutti noi il tuo sapere, la tua intelligenza, la tua sensibilità.

    Stefano

    1. Caro Stefano, grazie per le tue gentili parole!

      L’evento di sabato sarà, sono certo, una occasione per tutti di imparare qualcosa. Credo per chi assiste sarà un momento importante nel proprio percorso di consapevolezza, un momento da cui poi ognuno potrà prendere quel che più gli serve. Spero veramente di poter fare un servizio a chi verrà, è la cosa che mi renderebbe più felice.

      Un abbraccio.

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