La vita vuole vivere

Alcune considerazioni a margine del dialogo tra Marco Guzzi e Federico Faggin

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“La Vita vuole vivere” (come dimostra questo fiore sbocciato sul pavimento del mio terrazzo).

Questo postulato è alla base della teoria darwiniana.  Ma perché la vita vuole vivere? Vivere non è semplice, non è privo di dolore e fatica. Marco Guzzi ci ha detto, in uno degli ultimi incontri a cui ho partecipato, che Buddha sosteneva che stare in un corpo è irritante, è in pratica un fastidio continuo, c’è sempre, in ogni istante, qualcosa che ci infastidisce, e questo quando le cose vanno bene. Allora perché la vita vuole vivere? Lo diamo per scontato ma non lo è affatto.

Il postulato che sta alla base della teoria di Faggin è invece che la Coscienza (Uno, Spiritus, Aνεμος…) vuole essere sempre più cosciente, cioè vuole conoscersi sempre di più.

Ciò spiegherebbe perché la Vita vuole vivere, a tutti i costi. Per conoscere bisogna essere vivi, conoscere non può prescindere dal vivere, anche se ciò implica fatica e dolore.

Certo ci si può fare la stessa domanda: perché la Coscienza vuole diventare sempre più cosciente?

E io me la faccio ovviamente, ma è innegabile che questo postulato faccia diventare quello darwiniano un teorema dimostrabile. E in più dà ragione di tante altre cose.

Ecco perché l’uomo è assetato di conoscenza. Ecco perché il mio amico Aldo passa le notti a fotografare il cielo con il suo telescopio, in particolare, in questi giorni, l’incredibile e potente supernova scoppiata proprio recentemente nella galassia M101 (a dire il vero 19 milioni di anni fa) e me ne invia entusiasticamente le immagini. Supernova che come un cosmico flusso spermatikos sparge gli elementi di cui tutti noi siamo costituiti e che verranno poi fecondati dalla forza di gravità (direbbe Newton) o dalla curvatura dello spazio (direbbe Einstein).

La supernova esplosa di recente nella galassia M 101 (freccia nella foto in alto)

Ed ecco perché le piante trasformano la luce solare in cibo, ecco perché il sole splende e si consuma, per amore mi verrebbe da dire.

Accade tutto, in una rete cosmica solidale, per sostenere la vita, perché la vita è il contenitore della Coscienza, che vuole crescere. E la Coscienza sta nelle piante, nel sole, negli atomi che fondono e si consumano generosamente nel sole. Il tutto in un canto ed una danza che sono il canto e la danza della Coscienza universale.

Io dunque sono le foglie degli alberi, sono la luce del sole, la galassia, la gravità. Io non sarei senza tutto questo, io sono tutto questo e sono la Coscienza universale e creativa che produce e trasforma tutto questo. Io partecipo dell'”Io sono”, che è Consapevolezza, perché solo la Consapevolezza può dire: “Io sono”.

Ma se io sono tutto questo e non sono invece un piccolo ego isolato e impaurito, allora mi sarà più facile comprendere che non è necessario essere darwinianamente bellici per difendersi e sopravvivere.

Io sono molto più del mio corpo e dei miei pensieri, c’è “un autre” che io sono, qualcosa d’altro non condizionato dalla mia piccola storia personale. Questa è l’esperienza che, per grazia, ha fatto e cambiato Faggin e che umilmente ogni praticante può cercare di percepire quotidianamente nella sua pratica.

Questo hanno sempre detto le grandi tradizioni spirituali, ora, finalmente, comincia ad ipotizzarlo anche la scienza. Scienza che ho sempre amato, inevitabilmente, perché la Coscienza brucia dal desiderio di conoscere e questo promette la scienza: conoscere.

Ma la scienza finora aveva escluso la consapevolezza e il mondo interiore dell’uomo, non li vedeva e non li prendeva in considerazione. Non poteva farlo perché la scienza è nata oggettivando la natura e tirandone fuori l’osservatore cioè l’uomo.

Oggi con il modello di Faggin l’uomo rientra, e credo che si possa dire che la Scienza evolva, faccia un passo avanti, si arricchisca, non più solo Scienza ma Auto-co-scienza, collettiva, universale.  La Scienza diventa più “consapevole”, matura e, a me pare, pure più bella. Ma su questo mistero, quello della bellezza, si aprirebbero altri infiniti interrogativi.

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Autore: Paolo Lombardi

Laureato in Astronomia, ex insegnante di Matematica e Fisica nei Licei, dove ha costantemente cercato di favorire il superamento dell'artificiosa e limitante divisione tra le cosiddette "due culture" quella umanistica e quella scientifica. Da sempre curioso e appassionato dal mistero dell'Uomo, è convinto che Scienza, Filosofia e Teologia debbano necessariamente contemplare insieme questo mistero e dialogare, nell'umile tentativo di cercare qualche risposta

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