Quale percorso tra fede e ragione?

Rispondiamo volentieri a una praticante di Darsi Pace che ci scrive a proposito dei disagi che causano in lei certi contenuti su Internet, apparentemente credibili ma in realtà deboli nella sostanza.

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Carissima Rosalba,

a proposito del video di Corrado Malanga che ci hai segnalato e delle perplessità che ben si evidenziano in modo così fervido dalle tue forti espressioni come “abisso terrorizzante” e “schizofrenia tra fede e razionale”, riteniamo sia importante fare qualche considerazione di carattere generale.

Ti ringraziamo per la tua domanda perché ci dà un importante spunto a riflettere su questi nostri tempi, cosa che il nostro movimento non manca mai di fare.

Mai come oggi tanta informazione è accessibile all’uomo. E non solo agli uomini di scienza come poteva accadere a chi, per sua fortuna, poteva un tempo avere il privilegio di frequentare luoghi come la Biblioteca di Alessandria. Oggi, chiunque dotato di un PC, o di un semplice cellulare e di una connessione ad Internet, con un click, cioè con poca fatica, può accedere a una quantità sterminata di informazioni. Raramente sono allo stato grezzo e come fonte primaria, ma più spesso rielaborate da qualcun altro.

Ma non è solo questa la grande differenza: è che ora tutti, potenzialmente, sono diventati anche produttori di informazione, e anche questo si è ridotto nei costi: non serve più avere studi televisivi o grandi infrastrutture; per mettere su un prodotto buono, o che appaia tale, basta un sito internet, buona capacità di scrittura, una buona videocamera con un buon microfono e una buona capacità di fare video-editing, ci sono pure ottimi programmi gratuiti.

Tutto questo vuol dire che sia chi produce informazione sia chi ne fruisce lo fa con una facilità e un contenimento dei costi e delle energie necessarie che è ordini di grandezza minori rispetto a solo 40 anni fa.

Questo ha dato enormi benefici a tante tendenze, si pensi ad esempio proprio ai gruppi Darsi Pace e quanto ha potuto farsi conoscere proprio grazie a un sito internet e a un canale YouTube, risorse dopotutto contenute, dove il grosso dell’investimento non era monetario, ma umano.

Potrei portare tanti altri esempi, giusto per rimanere in ambito divulgativo: ci sono ottimi canali con ottimi contenuti portati avanti magari da una sola persona, o da pochissime persone, con tanto impegno e passione, ad esempio in ambito divulgativo @EntropyforLife oppure nell’ambito della fede @Bellaprof. Tutto questo non sarebbe stato possibile solo 20 anni fa.

È però ovvio e inevitabile che in mezzo a tanta fioritura vi siano anche persone che, sia in buona o cattiva fede, non ha importanza, approfittino di questi bassi costi di accesso, e facciano contenuti che sono apparentemente credibili, ma in realtà molto deboli nella sostanza. Perché? Cosa li spinge a dire cose non credibili e confezionarle come se lo fossero? Le motivazioni sono le stesse che spingono e hanno sempre spinto certe categorie tradizionali a fare le stesse cose da secoli: fattucchieri, cartomanzia, oroscopi. Nulla di nuovo. Il bisogno di credere umano è irreprimibile. Le motivazioni qui possono essere diverse: la voglia di fare affari, vendere libri, monetizzare video su YouTube, vendere prodotti “magici” o “miracolosi” (il che quasi quasi sempre significa che si vendono a caro prezzo, ma non costa nulla produrli, quindi altissimi profitti) se non anche in alcuni casi vere e proprie truffe. Non è poi escluso che possano anche esserci persone in perfetta buona fede, non interessate a sfruttamento commerciale o della buona fede altrui, ma desiderose di protagonismo o idealisti che sentono sinceramente una missione etica dentro di sé, ma non necessariamente hanno gli strumenti per operare il giusto discernimento in ciò in cui decidono di credere. Le intenzioni di chi confeziona informazioni di questo tipo sono irrilevanti: quello che conta è il fatto che essendo relativamente facile produrle, aumenta anche di molto il bacino di persone che possono cimentarsi in questa attività. E aumenta anche il bacino di utenti che ne fruiscono.

La conseguenza inevitabile è che, in mezzo a tanta informazione che cresce smisuratamente, cresce anche quella assolutamente non credibile. Ed è tanta, sempre di più, anche perché persone poco esperte possono facilmente creare contenuti che sembrano credibili.

Ora come fare il giusto discernimento? Senza essere uno scienziato o un tecnico del settore di riferimento?

Per chi decide di avere una visione materialista-riduzionista del mondo è relativamente facile fare questo discernimento, perché tenderà a escludere ogni visione che include anche solo da lontano una qualche dose di fede di qualche tipo. Ma c’è una un prezzo da pagare: come tutte le attività facili c’è una contropartita: quella di tagliare fuori montagne di conoscenze e di sapienza: egli, infatti, tenderà ad equiparare gli oroscopi o le semplici narrazioni pseudoscientifiche alle religioni tradizionali (cristianesimo, buddhismo) in quando per lui ricadono tutti nell’alveo dell’inganno, della mistificazione, delle narrazioni fantasiose che anche se sembrano credibili, non lo sono. Il “costo” che un tale materialista-riduzionista deve pagare è che, in fondo deve gettare nel fiume il bambino con l’acqua sporca: ha deciso infatti di tenere bassa la sua asticella, semplificando così il problema.

Per chi invece decide che la fede può essere una forma di conoscenza, la questione si fa più complicata: tenere alta l’asticella comporta dei rischi.

Costui – il credente – deve fare maggiore attenzione, che cioè ciò in cui decide di credere abbia un fondamento. Cosa vuol dire questo? Non un fondamento razionalista, ovviamente, che non può esistere. Ma una dialettica organica fra la ragione e la fede: ci arriviamo.

L’inganno, la mistificazione, le narrazioni fantasiose però esistono sempre: ed è molto più facile che prolifichino proprio nell’ambito delle fedi, cioè in quegli ambienti culturali dove appunto vi sono visioni non materialistiche della realtà.

Bisogna in sostanza fare attenzione che credere non diventi creduloneria.

In sostanza chi opta per una visione non materialista o riduzionista della realtà, deve avere gli occhi ancora più aperti e uno spirito critico ancora più rigoroso per evitare di finire per credere in ogni narrazione che risulti apparentemente credibile. Infatti, nessuno di noi può avere sufficiente conoscenza ed essere esperto di ogni cosa per poter mettere in dubbio ogni tipo di argomento su ogni tema: io, ad esempio, non sono egittologo e non conosco a sufficienza fenomeni volanti identificati come UFO per poter mettere in dubbio ciò che dice Corrado Malanga. Ma penso di poter dire che neanche lui sia né l’uno, né l’altro.

Ma ho anche altre armi che possono aiutarci, e non sono da poco.

La prima fa affidamento sulla tua (nostra in realtà) esperienza. Saggiamente Marco Guzzi insiste sull’importanza delle tradizioni millenarie, mettendo in guarda che proprio la ultrasecolarità di un pensiero è un ottimo indicatore di quanto esso sia portatore di cose “credibili”: se infatti ha resistito a secoli di “domande” evidentemente il suo contenuto è solido. Cosa ne sarà invece degli UFO o delle piramidi narrate in quel modo? Se andiamo a vedere le “teorie” di questi fenomeni non fanno che cambiare in continuazione ed essere in palese contraddizione le une con le altre. Oltretutto non è chiaro quale contributo possano mai portare alla fede che in prospettiva cristiana sono un cammino per la santità. Un segno che sono solo narrazioni che hanno come unico scopo (magari inconsapevole) quello di riempire un vuoto umano, ma che non sono persistenti e non portando veri frutti buoni nel tempo, tendono sempre a essere “riformulati” ogni volta di nuovo perchè deve sempre riempire ancora una volta quel vuoto che mai viene veramente riempito. Da qui si capisce una certa “falsità” di fondo di quel fenomeno: indicatore del fatto, che probabilmente non ha parametri solidi di vera credibilità.

La seconda è fare affidamento proprio alla dottrina cattolica tradizionale che ha elaborato nei secoli pensieri filosofici e argomentativi raffinati e profondi che trattano proprio del sano rapporto fra fede e ragione: è molto ampia e ha origine, come diceva Benedetto XVI, nell’incontro fruttuoso fra pensiero ebraico-cristiano e pensiero razionale greco, che ci è stato lasciato dal periodo patristico (primi tre-quattro secoli dell’era cristiana) e poi ha continuato con grandi nomi nel medioevo, uno fra tutti Tommaso d’Aquino, ma ancor prima con Giovanni Scoto.

Il sano rapporto fra fede e ragione è stato infatti un cruccio costante del pensiero cattolico, e ha subito nei secoli diverse evoluzioni: ma a prescindere da esse, la costante era sempre basata sulla convinzione che la fede e ragione dovessero in qualche modo “cooperare” insieme per l’unica verità e che entrambe erano un dono di Dio, cioè infondo aspetti distinti dell’unica natura divina dell’uomo, a immagine di Dio. Ne consegue che non può esservi contraddizione fra di esse e qualora vi fosse vuol dire che una delle due deve avere qualche problema da risolvere.

Ad oggi la visione moderna di questo rapporto è sintetizzata dall’enciclica “Fides et Ratio” (ma ci sono ottimi autori più divulgativi sul tema, a partire per esempio dai tanti scritti di Joseph Ratzinger) che in sostanza può essere sintetizzata così:

La fede deve lasciarsi purificare dalla ragione, mentre la ragione deve lasciarsi superare dalla fede

Cioè la ragione non può auto-definirsi sussistente in se stessa ma deve dichiararsi insufficiente a fini di una vera conoscenza, e lasciare il resto alla fede; la quale però, attenzione, non può andarsene per conto suo dove gli pare, ma quando entra in contrasto con la ragione, deve lasciarsi correggere e purificare da questa.

Come vedi si instaura una reciproca dipendenza fra le due, nonostante ognuna rimanga nel suo proprio ambito. È come una coppia di sposi feconda che, amandosi ed essendo in cammino, traggono valore l’uno dall’altra, ma non si fondono in modo indistinto, rimangono sempre due diversi. Ecco che l’amore è sempre trinitario: infatti come l’amore nasce “dai due”, cioè dalla relazione Padre-Figlio si ha lo Spirito che dà la Vita, così dal rapporto fra fede e ragione procede la conoscenza autenticamente genuina. Esse però rimangono distinte, non si fondono.

È proprio grazie a questa visione che la fede cristiana, e in particolare cattolica che sempre avuto cura di tenere “unite le diversità”, possiede quella marcia in più (a mio modesto avviso) che la rende unica rispetto ad altre tradizioni sapienziali e spirituali, pur nobilissime.

Prendiamo ad esempio ciò che è avvenuto con gli ultimi duecento anni di esegesi “scientifica” in ambito dei testi biblici. Dopo aver sottoposto il testo biblico a una critica scientifica serratissima e severissima, come nessun’altra fonte storica al mondo abbia mai subito, oggi sappiamo ad esempio che i racconti di Genesi sono sostanzialmente mitologici (anche se potrebbero avere residui vagamente storici); perfino alcuni miracoli e fatti sulla vita di Gesù, ad esempio, possono essere considerati non storici se vengono applicati certi criteri esegetici anziché altri. E non è raro trovare pure qualche prete che ricorda queste cose nelle omelie domenicali. Ora solo fino a qualche decennio fa la fede tendeva a difendersi da queste proposte perché esse erano formulate come argomento contro la fede. In realtà poi ci si è accorti che, al contrario, l’accogliere certe evidenze da parte della fede non solo non metteva in dubbio affatto la fede nella sostanza, ma ne illustrava meglio i processi umani, rendendo ancora più pregnante, ad esempio, proprio il mistero dell’Incarnazione. Questo rende la fede viva, cioè non fossilizzata, ma aperta alla purificazione. Si pensi ad esempio a quanto siano cambiate tante convinzioni di fede rispetto ai tempi antichi, seppure essa sia la medesima.

Se si applicano questi criteri e queste considerazioni a contenuti informativi come quelli che tu hai menzionato, ti accorgerai che sono degni di pochissima credibilità e la cosa più ragionevole da fare è derubricarli a “fedi ingenue” come (a buona ragione) i razionalisti denunciano. Ma il bravo credente dovrebbe andare oltre questo limite, e impegnarsi però a rendere la propria fede solida e ragionevole; gli argomenti sono i più vari nel concreto, e quello che hai menzionato tu è solo un esempio; come puoi capire, non possono essere affrontati tutti qui, per ragioni di sintesi.

La scienza moderna, nonostante le distorsioni che caratterizzano ogni attività umana, è un grande dono: noi in AltraScienza amiamo chiamarlo “percorso iniziatico e spirituale“, senza timore di cadere in contraddizione. La scienza usa un linguaggio laico, e per questo è aperto a tutti gli esseri umani di ogni fede, sebbene gli scienziati non siano mai veramente laici; perché è una attività abbastanza aperta e condivisa, sicuramente molto più di molte altre attività umane; perché possiede al proprio interno dinamiche naturalmente auto-purificatrici, mettendo sempre in discussione i propri risultati.

La dialettica scientifica usa sempre strumenti rigorosi, non affidandosi solo a “narrazioni convincenti” ma ad “argomenti convincenti”, sostenuti da dati e fatti ben interpretati. Possiamo certo non essere in grado tutti di capire la differenza fra queste due cose, perché non tutti siamo specialisti in ogni cosa, e quindi è giusto e ragionevole dare credito e chi invece ne sa più di noi. Il fatto che nella scienza non esista il principio di autorità non significa che ognuno possa sostenere qualsiasi cosa e pretendere così la medesima attenzione.

Ricordiamo però l’urgenza che i cristiani hanno in questo mondo complesso e articolato, come ci raccomanda la Prima Lettera di Pietro, di essere

“pronti sempre a rendere ragione della speranza che è in voi”

1Pt 3,14-17

Grazie poi a strumenti ulteriori che possiamo trovare proprio dentro Darsi Pace, (la meditazione, gli esercizi di auto conoscimento) possiamo portare tutto questo ad un livello ulteriore, sempre con la certezza e la speranza che il Signore, vero sole che sorge dall’alto, sostiene sempre in nostri passi sulla via della pace e sempre ci rassicura: “non sia turbato il vostro cuore”.

Un caro saluto.

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Autore: Fabrizio Sebastiani

Classe 1975, laureato in Informatica, fin da adolescente appassionato di scienze, in particolare astronomia e fisica. Sulla via di damasco incontra la fede cristiana e, apprendendo anche di teologia, è sempre in cerca di una sintesi tra una fede ragionevole e una ragione solida ma aperta al mistero. Sposo e padre di due figli.

Un commento su “Quale percorso tra fede e ragione?”

  1. Su quest’argomento mi sentirei di dire che per me è un personaggio come Biglino a mettermi in guardia perché tracotante nelle sue granitiche certezze, e purtroppo ha molti seguaci che, secondo me, trovano risposte esotiche e accattivanti alla mancanza di coraggio davanti alle grandi Domande. Semplicemente: sono più disponibile a credere ai marziani piuttosto che a Gesù Cristo, perché comunque a qualcosa devo credere, lo sento. E qui ci sarebbe da discutere sui danni provocati dalla somministrazione religiosa nelle scuole e nelle parrocchie, ma lasciamo stare. Riguardo Malanga la mia impressione è tutt’altra, a me sembra una persona che corre dietro alla sua immaginazione con curiosità e cuore sincero, che non vuole convincere o peggio indottrinare, ma piuttosto condividere il suo stesso piacere della ricerca. Quanto poi ci piaccia seguire le sue teorie è affar nostro, non più suo. Penso che sia molto importante saper distinguere le intenzioni che stanno dentro alle persone, ciò a cui mirano, magari dicendo le stesse cose…

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