Credere per conoscere

Continua la nostra riflessione sulla relazione tra il credere e il pensare. Per conoscere davvero dobbiamo farci trovare all’incrocio tra la ricerca del senso e la spiegazione del funzionamento della realtà.

Entriamo dunque ulteriormente dentro questa dinamica con l’aiuto del professor Duilio Albarello, Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Fossano (CN) e docente di teologia fondamentale alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano. Conduce l’intervista Iside Fontana, già nota ai lettori del nostro blog.

Buona visione e buon ascolto!

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2 pensieri riguardo “Credere per conoscere”

  1. Grazie per le interessanti riflessioni e soprattutto per la scelta di un tema davvero rilevante in vista di un “altra scienza”.
    L’idea di una scienza che sappia riconoscere l’integrazione del “funzionamento” delle cose e del “senso” delle cose, mi sembra fondamentale e decisiva per divenire consapevoli di una dimensione che le stesse scienze non hanno mai perduto, almeno nei grandi maestri del passato (Galilei, Newton, Cartesio, Pascal, Locke, Leibniz e tanti altri).
    Penso in particolare a Pascal, ingiustamente tacciato di fideismo, ma con una visione straordinariamente moderna, che ha saputo vedere nelle scienze moderne, con la loro carica di esprit de geometrie, la compresenza di ragione (nel senso di ragione argomentativa) e di cuore (nel senso di intuizione dei principi primi). Ragione e cuore che si fanno presenti entrambe, ma in forme diverse, nel vivere umano, stavolta carico di esprit de finesse, dove il cuore ha un ruolo ancor più rilevante, perché, come egli stesso sostiene, nella vita i principi intuitivi sono innumerevoli, ma per accoglierli ci vuole un udito fine e non grossolano.
    (Se qualcuno è interessato ad approfondire la visione epistemologica di Pascal, c’è un bellissimo video su youtube di uno dei principali studiosi italiani di Pascal, Alberto Peratoner: https://www.youtube.com/watch?v=Z64OJCc7Nq4)

    Un abbraccio,
    Giovanni

  2. Grazie Giovanni, anche per il suggerimento del video su Pascal che ho ascoltato con interesse.
    Prendendo Kant come spartiacque verso un razionalismo “mangia tutto”, possiamo dare un’occhiata a chi lo ha preceduto. In effetti, gli scienziati e i filosofi che citi sono, credo proprio non a caso, pre-kantiani, e allora rubo le parole ad Albarello con cui ho avuto uno scambio, “proprio per questo – in vario modo – non risentono ancora del dogma illuministico circa la separazione tra funzionamento e senso inaugurato in particolare dalla critica elaborata da Kant. Non a caso, Galileo finì sotto accusa dell’autorità ecclesiastica dell’epoca proprio perché nelle sue opere rimarcava come l’acquisizione di nuovi dati scientifici non potesse non avere una conseguenza sullo sguardo interpretativo della realtà (in particolare fornendo evidenze empiriche al passaggio dal sistema tolemaico al sistema copernicano). Lo stesso Pascal, quando afferma che “il cuore ha delle ragioni che la ragione non può sentire”, rimanda alla necessità di allargare lo sguardo sulla realtà, affinché diventi possibile coglierne la profondità simbolica, intercettata dalle “ragioni del cuore” (che sono appunto a loro volta delle “ragioni”, benché di qualità diversa rispetto a quella della “geometria”).”
    Certo qui mi sa che non basti guardare indietro: l’umanità che stiamo diventando ha bisogno di germogli inediti, capaci di manifestare la creatività del pensiero sempre in movimento.
    iside

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