Dove va AltraScienza?

Siamo ormai alla fine di un anno solare, ed è quasi normale azzardare consuntivi, stendere bilanci, tentare insomma un poco il punto della situazione. Così vogliamo fare anche noi, in questo progetto AltraScienza. Farlo, ed anche ricomprendere insieme perché siamo qui e perché crediamo in questo cammino.

Quale sia poi questo cammino, per chi si imbattesse in questo luogo virtuale per la prima volta, è presto detto. Si tratta di lavorare (e lavorarci) in una idea di scienza non riduzionistica, ma intrinsecamente amica di ogni ramo dell’indagine umana nell’universo.

Letteratura, poesia, spiritualità, arte, sono cammini che hanno bisogno di una coniugazione frequente e fruttuosa con l’avventura scientifica, e noi pensiamo sia vero anche il contrario, in un perfetto ed armonico bilanciamento. Un bilanciamento in cui, come ogni unione veramente feconda e duratura, ognuna della parti sia invitata a coniugarsi essendo veramente e compiutamente sè stessa: trovare l’apertura all’altro (e all’Altro) non in una diversione da sé, non come ennesima distrazione o inopinata complicazione, ma proprio come pieno compimento di sé.

Tutto questo vuol dire anche – in concreto – rifiutare ogni suadente ma sterile richiamo della cosiddetta pseudoscienza, perché riteniamo che sia molto molto più interessante rimanere nell’alveo di quanto il pensiero scientifico rigoroso è andato producendo in questa epoca, che è tale da superare in temerarietà perfino i sognatori più incalliti. La fisica relativistica e direi soprattutto la meccanica quantistica, non sono soltanto ennesime acquisizioni teoriche, che si aggiungono ad un  corpus già bel consolidato. Piuttosto, esse gettano in campo un nuovo modo di pensare che trascende – senza opporsi – il meccanicismo cartesiano di stampo ottocentesco, elevandoci verso una nuova visione, che è così radicale e spiazzante già nelle sue premesse, che attende di essere ancora compiutamente sviluppata.

Questo è un ripensamento enorme ed entusiasmante a cui è chiamata la nostra epoca, per molti versi in una fase (felicemente) critica. Non un’epoca di cambiamento ma un cambiamento d’epoca, come disse papa Francesco.

Non è dunque pensabile che la scienza possa rimanere esente da questo travaglio, non possa e debba essere profondamente scossa da questo cambiamento cosmico in pieno corso. Scossa, ed innovata, rinnovata. Ma come ogni innovazione vera si radica nella tradizione, la scienza è certamente chiamata ad innovarsi ritornando più sé stessa, ritornando cioè in sé stessa, alle sue proprie origini.

Com’era la scienza, prima?

Forse ci possono aiutare le immagini, più che i discorsi. Ebbene, mi piace immaginare un uomo del neolitico, fermo la sera a guardare le stelle, prima di ripararsi per la notte. La compagna, i figli sono già al sicuro, al caldo. Lui, ancora all’esterno, indugia un momento: si guarda intorno, per scrutare eventuali pericoli. Tutto è quieto. Appena il profilo di un lupo, in lontananza.

E poi solo la volta stellata, maestosa, che si allarga a dismisura sopra di lui. La luna, certo: anche l’animale se ne è accorto: ci parla, a suo modo. Ululando. E questi puntini luminosi, sparsi dappertutto, senza alcuna economia. Trapuntano il buio, lo mettono in discussione. Con la loro abbondanza, lo vincono. Ma cosa sono queste luci, a che servono (a che tante facelle, avrebbe poi chiosato Leopardi, molti molti secoli dopo, riverberando la stessa domanda)? Come si integrano con tutto? Con la caccia, la lotta, l’amore, i riti? Che funzione hanno?

Superando una idea ormai datata di purificazione della scienza, come liberazione da presunte “scorie” metascientifiche (e dunque poi tristemente autoreferenziale), penso che la purificazione della scienza sia in questo suo ritorno alle origini, questa rinegoziazione perenne, riapertura sempre amichevole, di rapporto con ogni parte dell’avventura umana. Un “reincantamento del mondo”, come si accennava in un recente post sulla nuova cosmologia: non meno di questo è richiesto.

Certamente non siamo i soli a pensarlo, né siamo i primi. Piuttosto, è ormai una corrente che include molti scienziati autorevoli, tra l’altro. Noi non facciamo altro che tentare di “accordarci” con tutti loro, di “risuonare” anche noi in questa frequenza, in questo spettro di frequenze. Di risuonare, e poi diffondere, propagare.

E lo facciamo perché convinti che sia non appena una (ennesima) astratta istanza culturale, ma una opzione ormai urgente e decisiva per l’integrità stessa dell’uomo contemporaneo.

Ma dicevamo di un consuntivo. Ebbene, quest’anno abbiamo posto, credo, le basi per un lavoro che – Deo concedente (come amava dire Jung) – potrà essere sviluppato compiutamente nei tempi futuri. Abbiamo rinnovato questo blog, portandolo in una installazione di WordPress su un’area web autonoma (messa gentilmente a disposizione dall’associazione Darsi Pace), guadagnando un ambiente più amichevole per chi legge e decisamente più flessibile per chi produce contenuti.

Quello che ci preme nell’anno a venire, e che poi è niente altro che una declinazione innata del nostro cammino, è diventare ancora più relazionali, cercando di smussare e stemperare – per quanto possibile – ogni schematica divisione, sia pur quella tra chi produce contenuti e chi ne usufruisce. In questo seguiamo appena l’ordine naturale delle cose, il flusso che già ci ha mostrato come i commenti e gli interventi sui post già scritti, sono ben più che un corollario, ma spesso pongono quesiti, indicano approfondimenti, suggeriscono testi e letture. Insomma sono di fatto una parte fondante del nostro lavoro.

Per questo è in fase di sperimentazione una newsletter che permetterà a chi visita il sito e desidera iscriversi, di ricevere nella sua email un resoconto degli ultimi post, e in caso, un avviso riguardo eventi di interesse per AltraScienza. Per questo abbiamo già attive la pagina Facebook e l’account Twitter.

Stiamo valutando anche una qualche modalità per trovare un ambiente adatto a ragionare specificamente su alcune letture, che troviamo particolarmente significative ed utili, anche per stabilire un terreno di incontro e di comune ragionamento.

Per il prossimo anno, in breve, speriamo di continuare a camminare in questa strada che è una strada da percorrere, ma soprattutto di farlo innescando una rete di connessioni e collaborazioni, così come già gli indizi di questo fine 2017 inducono ragionevolmente a sperare.

Perché un modo nuovo per pensare alla scienza è un regalo che ora possiamo farci, finalmente possiamo farci. Un regalo che ci scalderà il cuore, e ci allargherà la mente.

Ad ogni modello di umanità corrisponde un’idea di scienza, di universo fisico. La nuova umanità che preme per nascere – questa è la scommessa – vedrà il mondo con occhi nuovi: sarà capace finalmente di ritrovare il suo incanto. E così, solo così, potrà ritrovare la spinta per essere creativa: ovvero, per disegnare lei stessa il mondo in cui vorrà vivere.

E la scienza che lo descrive.

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Autore: Marco Castellani

Astrofisico, divulgatore, scrittore.

5 pensieri riguardo “Dove va AltraScienza?”

  1. I consuntivi di fine anno sono quasi sempre propositivi, ma spesso non ci rendiamo conto anche di quanto siano critici verso noi stessi.

    Finché le critiche son costruttive… allora ben vengano!!

    Auguri per un anno ancora più prolifico e propositivo di quello appena passato.

    Joe

    1. Grazie Joe!

      In effetti cerchiamo di fare un passo alla volta, e cerchiamo anche di sciogliere la “severità” che è sempre latente in noi, come “tentazione”, e di farla ammorbidire un pochino nella bellezza del creare.

      Il pensiero creativo è sempre liberante, e vedere il mondo con occhi nuovi è sempre “creare” il mondo: ri-crearlo, una “ricreazione” affascinante 🙂

      Un augurio di un buon inizio d’anno!

  2. Il nostro tentativo in AltraScienza è piccolo e umile, ma siamo persuasi che la rivoluzione venga dal basso, dalla terra, ripartendo dai fondamentali. La rivoluzione di un modo di essere umani e di stare al mondo può accadere se decidiamo di guardare alla Realtà con occhi semplici di una semplicità di secondo grado, per dirla con Guzzi. Spostare anche solo di un millimetro il mio punto di vista mi può far cogliere sfumature che finora sono state fuori dal mio campo visivo e poi di passo in passo posso provare a spostarmi ancora un po’, con i piedi ben saldi sulla terra, ma senza aver paura di pensare in grande. Così l’umiltà e la grandezza si toccano e si fecondano a vicenda.
    Sono certa che, come umanità, siamo in grado di fare prodigi, se solo ci lasciamo interpellare da una Realtà più grande che ci chiama.
    iside

    1. Grazie cara Iside.

      Sono certo che se il nostro compito è questo, tutto nell’Universo si potrà allineare per favorire la nostra piccola opera. Se noi stessi non metteremo ostacoli, potranno accadere prodigi: nessun merito e nessun motivo di vanto, per noi, perché saremo stati stati solo docili strumenti.

      Credo che vi sia proprio in questo tempo “estremo” una esigenza fortissima di ricomprendere il nostro ruolo nel cosmo in modo più morbido e creativo rispetto al secolo passato, che pur già conteneva germi importanti di questa “rivoluzione” dello sguardo.

      Il nostro tentativo in AltraScienza è certo piccolo, ma è anche parte di un fiume, una corrente che a tratti si fa impetuosa, che investe uomini di diverse formazioni, di varie fedi. In questo cammino possiamo mettere il nostro specifico accento: ma non siamo soli, non potremo mai esserlo.

      Ricordiamocene, in questo 2018 che ora inizia.

  3. “…una idea di SCIENZA… intrinsecamente AMICA” e “un’ esigenza fortissima di ricomprendere il nostro ruolo nel cosmo in modo più morbido e creativo…”: due messaggi che proiettano AltraScienza nel 2018 con nuovo slancio e… rinnovano l’invito a seguire le novità che l’universo vorrà rivelare anche quest’anno.
    Grazie per quello che condividerete per trasmettere una visione del cosmo più vicina agli umani e capace di aiutarli a percepire… COME É POSSIBILE, DISEGNARE IL MONDO IN CUI VIVERE.

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