Un’AltraScienza

C’è la scienza come la conosciamo oggi o, molte volte, come non la conosciamo, proprio perché non ne abbiamo il tempo, la possibilità o non ci passa proprio per la testa neanche di chiederci se ci riguardi o meno. Sembra cosa molto lontana dal quotidiano!

… appena due frasi al telegiornale nell’occasione di un’eclissi che potrà essere osservata qua o là, da vari punti nel mondo. La notizia di una qualche scoperta scientifica lanciata lì in modo fugace. Quanti, Onde, Neutroni, Neutrini … ma che saranno mai? Poi la meravigliosa notizia che la ricerca scientifica sta giungendo a capire come curare quella terribile malattia, le sperimentazioni, però annunciano: inizieranno … quando sarò già morta! e accade così che decido: della scienza non mi interessa più niente!

C’è poi un’altra scienza, ed è molto antica. Direi quasi primordiale. Ed è la spinta a Conoscere che ha l’Essere Umano per sua natura e quando vive in Armonia con la Natura ed il Tutto.

Il Tutto vuole dire anche rendersi conto che, mentre mangio le patatine fritte al fast-food, so che Marte, il pianeta, è nello stesso cielo che ogni sera se guardo a naso in su vedo da casa mia. Che il Sole che domani mattina vedrò uscendo da casa è una stella “sospesa” in quello stesso cielo che ho visto ieri sera.

Il Tutto sono anche le cose che con occhi umani non riesco a vedere ma che esistono. Sono fatte di materia più sottile. E’ quel qualcosa che mi fa sentire un tuffo al cuore quando vivo un sentimento inaspettato, è lo slancio che mi spinge ad un’azione voluta ed il pensiero quando ancora prima, traccia quell’azione. E’ quella carezza misteriosa che sento sulla guancia, quando all’improvviso penso ad un caro che non c’è più.

… di tutte le cose Visibili ed Invisibili … è stato detto molto tempo fa.

Questa scienza stimola all’attenzione ed all’osservazione partendo dall’interno del proprio sé. Da lì inizia l’avventura che, se vuoi non finirà mai. Non servono né telescopi, né provette o alambicchi di vario genere, neppure espressioni matematiche o … navi spaziali.

E perché non mettere insieme questa scienza antica, insita naturalmente nell’essere umano ed unirla alla scienza moderna, pure meravigliosa, grazie alla quale abbiamo fatto un grande balzo in avanti in tanti e molteplici campi?

La scienza moderna che in questo tempo è stata penalizzata dalla privazione cioè delle parti più “sottili” di un sentire non più riconosciuto come parte integrante dell’essere umano che si dispone a ricerche scientifiche, uno scienziato appunto, uomo o donna che sia, costretto a tenere ufficialmente cuore, anima e spirito in stand-by perché altrimenti, si crede, ne va della qualità della ricerca!

Non sarà semmai il contrario?

… posso provare ad immaginare che ogni scienziato quando fa la sua ricerca, studia, osserva e per il solo fatto che già osserva con attenzione ed “entra” in questo modo nell’oggetto della cosa osservata … va da sé che è già nel cuore, nello spirito di ciò che osserva e ci arriva attraverso il proprio cuore, il proprio spirito.

Diversamente non giungerebbe a nessuna scoperta.

Non è forse una scoperta, di qualsiasi genere sia, un cogliere un bagliore d’intuizione? Quel lampo di luce che arriva mentre magari stai osservando quella cosa da giorni, forse mesi, magari anni e con la ferma intenzione di conoscere, comprendere e ci credi. Sai che c’è qualcosa che è celato alla ragione così razionale e, appena la molli, la ragione, quella ferma intenzione di conoscere apre la porta all’intuizione e per un istante puoi Vedere! … se uno è sveglio!!! Altrimenti penserai che è stato solo un mero sogno, quasi un’allucinazione e dimentichi. Che peccato.

Penso che è necessario riempire la nostra sete naturale di Conoscere, non dimenticandoci che ogni esperienza fatta nell’intento di una ricerca, nello slancio cioè a conoscere con consapevolezza e questo diventa una ricchezza per ognuno di noi, nelle nostre storie personali e diventiamo noi stessi ricchezza anche per chi ci avvicina. Primi i nostri cari.

In questo declino umano ingrigito, ognuno di noi che oggi si sente quasi disintegrato, quasi non più né uomo, né donna e che guardandosi in questo modo, quasi un dissociato nel sé e in sé e ciò spesso accade davanti agli occhi sgomenti dei più giovani che quasi dai primi passi nel mondo si accorgono di quanto tutto intorno a loro sia spezzato, caotico e senza un senso e prima di tutto lo vedono nei propri genitori.

Ma poi ci si adatta! L’essere umano è famoso per capacità di adattamento, in ogni documentario sull’essere umano ne viene detto. In verità io penso accada qualcosa di diverso dall’adattamento.

L’essere umano a mio vedere, non si adatta per niente, bensì si irrigidisce.

Nei gruppi di lavoro su di sé, in Darsi Pace ben presto ce ne accorgiamo di tanta rigidità. Di come tale cosa ci permetta di vedere solo piccoli spicchi di realtà. A volte molto, molto piccoli. Un po’ come quando ho il torcicollo, più rigida e dolente sono, più la visione è limitata a ciò che è relegato ad un piccolo ed esclusivo raggio visivo … davanti alla punta del mio naso!!

L’essere umano si cristallizza nella posizione che trova il più possibile sopportabile tra le varie opzioni caotiche e prive di senso che incontra nel suo percorso e rimane in quella posizione lì, in genere, per tutta la vita, senza muovere un dito e quasi senza respirare! Farlo fa troppo male, sai quanti sentimenti, quante emozioni si muovono se respiri un po’ di più !?! Dio solo sa che cosa mi può succedere, potrei morire di dolore … preferisco sì, restare ferma … e così rimango lì, cristallizzata statua di sale amaro.

A meno che, un qualche bel giorno, in un momento di presunta “debolezza”, un soffio di vento spalanchi porte e finestre e nella stanza asfittica entra un po’ d’aria fresca!

Se in quel momento questo pezzo di marmo e sale, dalla forma esteriore umana, si abbandona a quel fresco soffio di vento primaverile … tutto cambia, l’essere umano può nascere a nuova vita, pure se ha 97 anni e 5 mesi!

Ognuno può ricominciare da sé, in sè. Uno dei primi passi è ri-ascoltare quella voglia di Conoscere. Conoscere me stessa, me stesso. Scoprire cosa conservo celato nei cristalli di sale amaro e che, quando lascio che l’acqua, l’aria fresca di una bella meditazione mi accarezzi, i cristalli iniziano a sciogliersi e se mi abbandono con fiducia e nel sentire che sono acqua e sono aria, sono terra e sono pure fuoco, allora sono nel tutto.

Al  Tutto   non importa se cucino bene o male, di che ceto sono o se so “fare soldi”.

Il  Tutto   è Unito in una sola parola. Tutto

E sentirmi nel tutto, immersa nella Vita del Tutto, mi dà un gran senso di benessere. Ogni elemento che vive nel tutto, trova il suo posto, acquisisce un senso nel disegno dell’insieme, perfino un io “moderno” spezzato al suo interno dolorosamente, può trovare qui degnamente il proprio posto.

Il gruppo di galassie a cui appartiene la Via Lattea nella quale viviamo, si chiama Gruppo Locale. Un nome che ha il sapore quasi di un’intimità creata da nuclei di esseri umani uniti in uno scopo comune e nello stesso luogo …

La prima volta che ho sentito questo nome, Gruppo Locale appunto, ho associato il nome a quanto appena scritto, mai avrei pensato ad un gruppo di galassie compresa quella in cui conduco la mia vita terrena.

Chissà se gli studiosi, quando hanno scelto questo nome, hanno avuto un pensiero simile. In quanto esseri umani inseriti in questo -Tutto -universale, cosmico. Cosa che, generalmente, ci sfugge nel nostro umano quotidiano vivere sul pianeta Terra.

In un universo, quasi tra passato e futuro, a vivere un presente che poco conosciamo, proprio perché non conosciamo noi stessi in quanto esseri umani connessi ad ogni cosa.

Altrascienza può significare una ricerca al ritorno ad un naturale ri-contattare il senso dell’Essere Umano semplicemente ri-conoscendone l’importanza in tali connessioni. In quanto parte integrante.

Da questa consapevolezza re-iniziamo a Conoscere.

Il Cuore di ognuno pulsa all’unisono con il Cuore della Terra e tutti questi Cuori con tutto l’Universo, ciò che dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande esiste, dall’invisibile al visibile.

Posso provare ad immaginare che questo significhi Vita e Conoscere allora è ricchezza per ognuno!

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Un commento su “Un’AltraScienza”

  1. Tu scrivi “E perché non mettere insieme questa scienza antica, insita naturalmente nell’essere umano ed unirla alla scienza moderna, pure meravigliosa, grazie alla quale abbiamo fatto un grande balzo in avanti in tanti e molteplici campi?”

    Esatto, direi esattissimo, anche!

    Mi pare questo il compito che abbiamo davanti; che peraltro (e questo è confortante) non è una cosa nuova. Io lo vedo più che altro come un ritorno, come un ricominciamento (per dirla con le parole di un Marco Guzzi).

    Di fatto è così: la scienza è stata, per molti secoli, strettamente integrata alla percezione globale dell’Universo e della vita, per tutto il genere umano: si è declinata in una estrema varietà di visioni e di interpretazioni del mondo, ovviamente diverse a seconda della storia e della latitudine. Ma la scienza in ogni modo rimaneva vicina al sentire dell’uomo — quello specifico uomo in quella specifica circostanza— ed integrava nel suo quadro spirituale la comprensione del mondo fisico adeguata al momento storico.

    In un tutto organico ed omogeneo, in buona approssimazione.

    C’è stato un momento in cui la scienza ha creduto opportuno separarsi dal resto del cammino umano, o forse — di fronte al cedimento di molti modelli di rappresentazione del reale, messi in crisi dal loro ridursi a maschera — ha ritenuto di dover gonfiarsi essa stessa a rappresentazione credibile e completa della prospettiva umana nel mondo, e della sua ineludibile richiesta di senso.

    Facile oggi, per noi, mettere in luce la grandiosa insufficienza di tale progetto, la sua natura utopica (e dunque intrinsecamente distruttiva). Senza approfondire qui, possiamo però dire che tutto è accaduto con delle ragioni.

    In soldoni: ogni momento storico chiede un impegno, un lavoro.

    C’è stato il tempo in cui alla scienza era chiesto di depurarsi di contenuti fraintesi o discutibili, per recuperare un occhio attento e davvero spalancato sul reale, unica possibilità per ricevere segnali utili dall’Universo.

    Ora — mi pare— e’ venuto il tempo di riconciliare la scienza, così depurata, con il senso di un percorso umano, con il fatto che sia proprio una umana attività, sopra ogni cosa. E’ passato il tempo del sentirsi essere insignificante sperso nell’immensità del cosmo (paradigma ripreso in tante versioni, fino ai tempi recenti).

    E’ ora di ricollegarci invece alla meraviglia di incarnare un punto privilegiato del Cosmo, un punto dove il Cosmo stesso contempla sé stesso e dove le profondità dei cieli sono sempre più uno specchio giocoso di rimandi alle stesse profondità umane. E’ sempre la scienza stessa a dircelo, è lei che ci ha portato a scoperchiare le soglie del mondo dei quanti, con le sue incredibili regole, per comprendere le quali è necessario adottare un nuovo (e direi antichissimo) modo di pensare. E il secolo scorso documenta di quanta indomita resistenza abbiano fatto gli scienziati stessi (Einstein stesso è esempio emblematico per la sua strenua resistenza ad abbracciare la impressionante bizzarria del paradigma quantistico) di fronte alla necessità di un ricominciamento anche nell’osservazione profonda del mondo.

    La nuova fisica — tra le altre discipline— ci sfida ad un modo più consapevole di rapportarci all’Universo, un modo che ci dice io che osservo, sono importante. Sono importante per il fatto stesso che sto osservando.

    Questa è una sfida culturale, tra l’altro, nella quale in realtà siamo appena entrati. Una sfida emozionante, tutta da vivere.

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