A partire da dentro

Astrologia, lettura dei fondi di caffè, delle carte, delle viscere degli uccelli o del loro volo…

La scienza non basta, la ragione da sola non basta a vivere, tuttavia ci aiuta a sfrondare, a grattare fino all’essenziale. Provo a partire da qui, ridotta all’osso, dotazione di base, nessun optional.

Guardiamo sempre fuori di noi per unire i puntini e trovare il disegno. E se guardassimo dentro di noi? Forse non dobbiamo unire i puntini, ma prendere in mano la penna e disegnare da capo, senza canovaccio, tutto da inventare.

Il senso è da dentro di me, nell’autocoscienza che dà spazio alla relazione con Altro-da-me.

Cercare fuori, occhiuta perlustrazione dell’oggetto, affannoso annaspare nella sabbia, eppure compare solo la forma dell’idolo, dell’illusione, la brama per un aggancio che mi dia sicurezza in un mondo in balia delle onde. Così però ho già fatto una scelta, ho già deciso che sono in balia delle onde.

La realtà ha certo un tratto occasionale e drammatico che mi spaventa, ma l’ancora che mi stabilizza, la terra promessa di latte e miele non abita da qualche parte là fuori. Ne posso avere presagio dentro di me, non in un mazzo di carte o in un pugno di stelle.

Allora capovolgo lo sguardo, il laser puntato verso il cielo si riorienta verso l’interno e scende nel fondo. E faccio silenzio. Ascolto. Non pretendo effimere consolazioni, scorciatoie ingannevolmente rassicuranti.

La vita ha durezze difficili da levigare. Ma se mollo gli ormeggi delle pretese e provo a fidarmi, anche solo per un istante, un’intuizione fugace mi trapassa la carne, un profumo veloce, già dissipato, eppure lascia una traccia indelebile, una forza attrattiva di magnete potente che non si sgancia, su cui posso contare. Una Verità più grande che mantiene ciò che promette, lo so, perché ha una forza che non ha paragoni.

Alla scienza, al suo metodo, alla mia parte razionale, chiedo di guidarmi a stare con i piedi per terra, a ricordarmi che sono pasta terrestre, nella verità di me. Poi vado avanti, non basta, ho ancora fame di capire chi sono e dove sono.

Allora ascolto a partire da dentro, dal luogo della narrazione che racconta di un senso, luogo dove gli eventi assumono una trama, quella che io scrivo e imparo a leggere, per darmi una mappa con cui navigare nel mondo. Lì dentro risuona la lettura di antiche parole di uomini e donne che da millenni sono in ricerca. Lì risuona la Parola di un Uomo che, Parola in me, mi dà forma.

E vivo la vita nel mare in tempesta, e l’ancora è dentro, me lo ha promesso, pegno dell’approdo in pienezza.

“Noi sentiamo che, anche una volta che tutte le possibili domande scientifiche hanno avuto una risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppur toccati” (Ludvig Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus)

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Autore: Iside Fontana

Laureata in Scienze Biologiche, cristiana, appassionata dell’interrogazione teologica e di tutto ciò che si cimenti nel tentare una sintesi del pensiero per una conoscenza profonda del mistero della vita. Single.

5 pensieri riguardo “A partire da dentro”

  1. Cara Iside,

    grazie innanzitutto per questo bel posto, delicatamente poetico proprio là dove è realmente necessario. In fin dei conti, penso, questo tuo scritto va al centro del nostro impegno, che è quello di lavorare per ritrovare un’armonia tra la scienza e quello che… scienza non è.

    E’ proprio vero, alla scienza chiediamo di poter stare con i piedi per terra, liberi così per tutto il resto. E leggendo il tuo scritto mi rendo sempre più conto che l’uomo completo – o verso la strada della completezza – ha un rapporto con la scienza che è veramente libero, veramente laico: non le chiede la soluzione dei problemi esistenziali, non glielo chiede più (e già asserire e praticare questo realmente, non è affatto banale, ancora oggi).

    Proprio così facendo, con questo piccolo ma sovversivo atto di libertà e leggerezza, ne libera appieno il potenziale, rendendola quello che è, una avventura affasciante che può condurre dalla meraviglia del creato alla meraviglia che ci sia, il creato.

    E magari, a Chi l’ha fatto e lo sta facendo, costruendolo, anzi (ri)costruendolo con moto di generosità perpetua, in ogni singolo minimo granello di tempo…

  2. Molto essenziale, ispirato e… poetico.
    Grazie di cuore, Iside.
    Ti rappresento anche il commento di mia figlia (23enne) cui ho girato il tuo post: BELLISSIMO.

  3. “Allora capovolgo lo sguardo, il laser puntato verso il cielo si riorienta verso l’interno e scende nel fondo. E faccio silenzio. Ascolto.”

    Grazie Iside per questo post. Mi ha fatto ricordare i precursori del mio mestiere, il mio lavoro è stato quello di chimico in un laboratorio.
    Un motto degli alchimisti, che Jung ha studiato trovando molti collegamenti tra la ricerca della pietra filosofale e la presa di coscienza della psicologia moderna, era:

    “Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem Veram Medicinam” che significa “Visita l’interno della terra, operando con rettitudine troverai la pietra nascosta che è la vera medicina”.

    Un caro saluto

  4. Amici cari del mondo della scienza e della poesia,
    mi avvicino a voi e alla vostra riflessione con un po’ di ritrosia perchè penso che voi siate studiosi ed esperti in campi che poco conosco.
    Ma ora scrivo perchè mi ha colpito il laser di Iside che l’ha condotta in un luogo interiore dove si incontrano gli esiti di un travaglio nel campo della scienza e in quello della meditazione.
    La stessa descrizione del percorso è un potente atto di fede pieno di poesia:”…se… provo a fidarmi…un’intuizione fugace mi trapassa la carne, un profumo veloce, già dissipato, eppure lascia una traccia indelebile…”.
    Grazie, Iside, di aver condiviso questa esperienza, questa Grazia.
    GianCarlo

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